PERSONAGGI e INTERPRETI
(in ordine di apparizione)
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Marta Lohm |
Rita Cotugno |
Rudolf Fritsch |
Roberto Ripandelli |
Zita Franzi |
Donatella Fabiani |
Jolanda Keller |
Anna Laura Chierichetti |
Rose Hentchic |
Fiorella Facchini |
Gustav Wiesinger |
Fulvio Romeo |
Hans Keller |
Massimo Perrotta |
Wilhem Botami |
Davide Razzauti |
Herta Botani |
Sara Pascolini |
Karen Nikolts |
Chiara Lippolis |
Sabine Holman |
Moana Persiani |
Felicia Fabry |
Ilaria Lettieri |
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SCENE |
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COSTUMI |
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LUCI |
Riccardo Vigi |
DIRETTORE DI SCENA |
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LOCANDINA |
Carlo Mercuri |
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NOTE DI REGIA
Fu nel corso di una lunga riunione in una torrida sera di meta’ luglio dello scorso anno. Mentre molti degli associati, ormai sfiancati, esaminavano ogni possibile ed immaginabile titolo da proporre per la successiva stagione, una voce esclamo’: “Che ne dite de “L’Affare Kubinski?”.
Sui volti disfatti si dipinse lo sbigottimento e piombo’ il silenzio, rotto solo dal fruscio dei fogli del bilancio appena approvato, utilizzati a mo’ di ventaglio.
Dopo alcuni, lunghi secondi un’altra voce, con un velo di timidezza, chiese: “Ma e’ divertente?” - “Uno spasso!” - Rispose la prima voce.
Era vero. “L’Affare Kubinski”, scritto alla fine degli anni ’20 da Laszlo Fodor e Laszlo Lakatos (avevano lo stesso nome di battesimo, non e’ un errore) e’ una delle massime espressioni della commedia ungherese tra le due guerre, animata dal brio e dall’allegria che contraddistingue il teatro magiaro di quell’epoca, ancora legato ai fulgidi e spassosi fasti dell’appena disciolto impero ma gia’ attento a tematiche di tutto rispetto.
Conosciuto in Italia per una felice e non da tutti dimenticata trasposizione cinematografica (“La danza dei milioni”, diretto da Camillo Mastrocinque, con Nino Besozzi e Carlo Campanini), e’ la storia di un uomo, Gustav Wiesinger, che, con l’aiuto forzoso di un vecchio compagno di scuola, Rudolf Fritsch, si introduce in una banca – la Banca Mitropa – ove, pur non essendo mai stato assunto, inizia a lavorare.
Nessuno ha il coraggio di ammettere di non averlo mai visto ed anzi tutti iniziano a trattarlo come un autentico dipendente, arrivando a riconoscere l’esistenza e addirittura ad assumere la paternita’ dell’Affare Kubinski, la pratica che Wiesinger inventa per dare un senso al suo lavoro all’interno della Banca.
Nell’esilarante serie di equivoci che scaturiscono dall’iniziativa, si staglia l’eterna lotta tra la fantasia (Wiesinger) e la razionalita’ (Fritsch) che si sviluppa in un universo dove si rincorrono e si contrappongono, tutti accomunati da un comune denominatore, l’assurdo, i sentimenti e gli stati d’animo dell’uomo. Dal desiderio del nuovo (Herta) alla passione (Franzi), dalla gelosia (Jolanda) all’ipocrisia dell’arrivismo (Keller), dal potere imprenditoriale (Botani) a quello aristocratico (Fabry), dalla perfidia del servilismo (Nikolts e Hollman) al candore dell’entusiasmo (Marta), fino alla disperazione della disoccupazione (Rose).
E proprio questo, il lavoro, con tutte le sue implicazioni, positive e negative, ad essere il cuore di una commedia tanto straordinariamente attuale da imporre una collocazione “diacronica”, dove ogni elemento dello spettacolo, dalla scenografia agli oggetti di scena, dalle musiche ai costumi, appartiene a una diversa epoca.
Insomma, come sempre abbiamo voluto che lo spettatore ridesse, si divertisse ma anche che uscisse dalla sala con quello che gli intellettuali chiamano ancora “messaggio”.
FULVIO ROMEO
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