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L'AFFARE KUBINSKY

 

(di Lao Fodor e Ladislao Lakatos)

 

Regia di Fulvio Romeo

Stagione Teatrale: 2003/2004
Data Debutto: 20 Gennaio 2004

PERSONAGGI e INTERPRETI

(in ordine di apparizione)

Marta Lohm
Rita Cotugno
Rudolf Fritsch
Roberto Ripandelli
Zita Franzi
Donatella Fabiani 
Jolanda Keller
Anna Laura Chierichetti
Rose Hentchic
Fiorella Facchini
Gustav Wiesinger
Fulvio Romeo
Hans Keller
Massimo Perrotta
Wilhem Botami
Davide Razzauti
Herta Botani
Sara Pascolini
Karen Nikolts
Chiara Lippolis
Sabine Holman
Moana Persiani
Felicia Fabry
Ilaria Lettieri
 
SCENE

Davide Razzauti

COSTUMI
Anna Dei
LUCI
Riccardo Vigi
DIRETTORE DI SCENA
Maresa Santesarti
LOCANDINA
Carlo Mercuri

NOTE DI REGIA

    Fu nel corso  di una lunga riunione in una torrida sera di meta’ luglio dello scorso anno. Mentre molti degli associati, ormai sfiancati, esaminavano ogni possibile ed immaginabile titolo da proporre per la successiva stagione, una voce esclamo’: “Che ne dite de “L’Affare Kubinski?”.
Sui volti disfatti si dipinse lo sbigottimento e piombo’ il silenzio, rotto solo dal fruscio dei fogli del bilancio appena approvato, utilizzati a mo’ di ventaglio.
Dopo alcuni, lunghi secondi un’altra voce, con un velo di timidezza, chiese: “Ma e’ divertente?” - “Uno spasso!” - Rispose la prima voce.
Era vero. “L’Affare Kubinski”, scritto alla fine degli anni ’20 da Laszlo Fodor e Laszlo Lakatos (avevano lo stesso nome di battesimo, non e’ un errore) e’ una delle massime espressioni della commedia ungherese tra le due guerre, animata dal brio e dall’allegria che contraddistingue il teatro magiaro di quell’epoca, ancora legato ai fulgidi e spassosi fasti dell’appena disciolto impero ma gia’ attento a tematiche di tutto rispetto.
Conosciuto in Italia per una felice e non da tutti dimenticata trasposizione cinematografica (“La danza dei milioni”, diretto da Camillo Mastrocinque, con Nino Besozzi e Carlo Campanini), e’ la storia di un uomo, Gustav Wiesinger, che, con l’aiuto forzoso di un vecchio compagno di scuola, Rudolf Fritsch, si introduce in una banca – la Banca Mitropa – ove, pur non essendo mai stato assunto, inizia a lavorare.
Nessuno ha il coraggio di ammettere di non averlo mai visto ed anzi tutti iniziano a trattarlo come un autentico dipendente, arrivando a riconoscere l’esistenza e addirittura ad assumere la paternita’ dell’Affare Kubinski, la pratica che Wiesinger inventa per dare un senso al suo lavoro all’interno della Banca.
Nell’esilarante serie di equivoci che scaturiscono dall’iniziativa, si staglia l’eterna lotta tra la fantasia (Wiesinger) e la razionalita’ (Fritsch) che si sviluppa in un universo dove si rincorrono e si contrappongono, tutti accomunati da un comune denominatore, l’assurdo,  i sentimenti e gli stati d’animo dell’uomo. Dal desiderio del nuovo (Herta) alla passione (Franzi), dalla gelosia (Jolanda) all’ipocrisia dell’arrivismo (Keller), dal potere imprenditoriale (Botani) a quello aristocratico (Fabry), dalla perfidia del servilismo (Nikolts e Hollman) al candore dell’entusiasmo (Marta), fino alla disperazione della disoccupazione (Rose).
E proprio questo, il lavoro, con tutte le sue implicazioni, positive e negative, ad essere il cuore di una commedia tanto straordinariamente attuale da imporre una collocazione “diacronica”, dove ogni elemento dello spettacolo, dalla scenografia agli oggetti di scena, dalle musiche ai costumi, appartiene a una diversa epoca.

Insomma, come sempre abbiamo voluto che lo spettatore ridesse, si divertisse ma anche che uscisse dalla sala con quello che gli intellettuali chiamano ancora “messaggio”.

FULVIO ROMEO